L’instabilità è la percezione che il paziente avverte quando un’articolazione tende a non rimanere nella sua posizione.
La spalla può andare incontro, in seguito a traumi o micro-traumi ripetuti, facilitati da diverse condizioni patologiche fra cui iperlassità, ad episodi di:
La lussazione post-traumatica:
Le lussazioni vengono suddivise in:
Il tutto viene facilitato da una condizione anatomica estremamente favorevole caratterizzata da una superficie di natura sferica della testa omerale che si articola con una superficie glenoidea di aspetto verticale.
La stabilità viene affidata a strutture “molli” (capsula articolare, labbro glenoideo, legamenti e strutture miotendinee).
In seguito a ripetuti episodi di lussazione o sublussazione della spalla, nonostante uno specifico percorso di rieducazione funzionale eseguito presso centri di rieducazione funzionale, si rende necessaria una consulenza specialistica.
In seguito al primo episodio di lussazione di spalla, dopo aver valutato gli esami strumentali (Rmn spalla e Tc spalla), le caratteristiche cliniche del paziente e le sue esigenze funzionali, si procede, salvo controindicazioni emerse durante la visita, ad un percorso di tipo conservativo caratterizzato da una specifica e dettagliata fase di potenziamento degli stabilizzatori gleno-omerali da eseguire esclusivamente presso centri di fisioterapia per un periodo non inferiore ai 2 mesi,
Pazienti con lussazioni di tipo A.M.B.R.I. sono i maggiori candidati a quanto programma riportando i migliori risultati.
Qualora ci si trovi di fronte ad un danno anatomico importante, a richieste funzionali specifiche del paziente o ad insuccessi del percorso di tipo conservativo (nuovi episodi di lussazione), si procede per via chirurgica.
Il tipo di intervento da eseguire dipende fondamentalmente dalla natura del danno anatomico creatosi, dalla ripetibilità degli eventi e dalle caratteristiche del paziente.
In particolar modo dalla natura delle richieste funzionali (di tipo lavorativo, sportivo, etc.) che dovrà soddisfare una volta guarito.
Percentualmente sono molto più frequenti interventi di stabilizzazione del cercine glenoideo con tecnica esclusivamente artroscopica.
In misura minore interventi a cielo aperto (sec. Tecnica Latarjet).
In anestesia locale associata sempre ad una sedazione blanda attraverso circa 3 mini-incisioni cutanee si esegue una stabilizzazione del cercine glenoideo utilizzando delle ancore in tessuto.
NON verranno messi punti di sutura ma soltanto dei cerotti per circa 20 giorni
Tale procedura viene frequentemente eseguita in circa 35-40 minuti.
Indossare un tutore ortopedico per 4 settimane dopo di che si comincia un progressivo recupero funzionale eseguito esclusivamente presso centri fisioterapici altamente specializzati.
Il recupero dipenderà molto dal tipo di lesione riscontrata durante l’intervento o dal tipo di sutura eseguita.
Fondamentale comunque sarà il percorso di progressivo recupero funzionale per poter ripristinare una condizione di vita qualitativamente soddisfacente per l’assistito.
La ripresa dell’attività lavorativa dipende molto dalla natura del lavoro da eseguire. Per i lavori manuali definiti come “pesanti”, naturalmente dipendenti dall’arto operato, bisogna attendere circa 3-4 mesi dalla rimozione del tutore, sempre comunque dopo controllo specialistico. Per i lavori di entità minore i tempi verranno concordati con l’operatore.
La ripresa dell’attività fisica, in particolare degli sport che prevedono l’uso dell’arto superiore, viene consigliata non prima dei 4 mesi dall’intervento, sempre comunque dopo controllo specialistico.
Rare: possono insorgere tutte le comuni complicanze legate ad un intervento chirurgico (deiscenza della ferita chirurgica, infezione, fuoriuscita dalla sede ossea dell’ancora posizionata, riduzione della sensibilità della zona operata, etc.) ma non percentuali minime grazie alla tecnica utilizzata. Sono possibili anche ri-rotture (recidiva) del tendine suturato con percentuali del 15-25%. Cause:
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